blood

Ricordo bene che quando la incontrai avevo freddo...quel tipo di freddo che non corrisponde alla temperatura esterna, ma bensi'alla noia, alla noia di vivere, di camminare, di passeggiare, di parlare, di muoversi e di allacciarsi le scarpe la mattina. Ogni piccolo gesto era un frustata di gatto a nove code e l'unico sogno era di sdraiarsi appena alzati...anche se fosse su una ruota medioevale di tortura o dentro una Vergine di Ferro , aspettando che i suoi mille chiodi arrivassero veloci a trapanarmi gli occhi , perche anche guardarmi intorno mi feriva piu'del dolore del ferro. Poi in un angolo di strada dimenticato dal tempo e dalla pioggia, la vidi arrivare...fu come se fossi diviso in due da una lama...e mi concentrai sullo scintillio della lama, sulla sua curvatra e sulla sua affilatezza, piuttosto che sul dolore che mi provocava perdere un arto per il suo taglio, o sulla debolezza che mi dava continuare a osservare in silenzio senza sangue..Come una vampira altera Lei fiuto'il suono denso del mio sangue che gocciolava lento, e mi rendeve indifeso ai suoi occhi e a eventuali suoi attacchi letali.Ma forse ignorandomi, o forse incuriosita, non fece partire l'attacco ma si limito'a osservarmi con una specie di sorriso che forse, nelle sue intenzioni e nella realta'era beffardo , ma che io vidi come un invito a restare vivo, a smettere di sanguinare. E per suo potere esclusivo il sangue mi si fermo', le energie mi rientrarono nel petto, e come risalendo dall'asfalto bagnato, il battito pulsante del mio cuore ritorno'a mescolarsi ai tuoi in lontananza...nessuno di noi due vide mai l'arcobaleno, ma anni dopo qualcuno mi racconto'che c'era alle nostre spalle, anche se io non lo vidi mai...ma se mai ci foss stato davvero, di certo non era dal mio lato della strada e non era sopra la mia spalla. Mi piace pensare che fosse nato dal color rame bronzeo dorato dei suoi capelli Ocra, e che i colori fossero nati dal suo respiro che freddo si materializzava nell'aria..Io non sarei mai stato capace di simili colori e argentature , ma lei mi trasmise dopo qualche tempo qualche sprazzo delle sue , non come regalo, ma come prestito, forse per vedere se i ne fossi capace di usare il loro potere curativo, ma semmai lo feci con altri, su me stesso non funziono'ammesso che quello era l'intento inziale di entrambi. Guarirmi non era previsto da nessuno, stavo bene distrutto sotto la pioggia, quello era il centro de mio universo e il freddo era l'unico mio mondo possibile al momento. Non sarei stato capace di apprezzare il calore semmai lo avessi sentito e non ho mai visto come verdi i campi in cui correre evitando fiori secchi rubati da giardini funebri. Solo la pioggia aveva un senso, e io sotto la pioggia ero il suo complemento, perche'la pioggia scende e cade per bagnare qualcuno no? ...ero io lo spaventapasseri predestinato a quel ruolo..semmai ( ma a questi ci pensai dopo) era Lei quella fuori posto, con i suoi colori in un pomeriggio grigio del 31 Febbraio che durava tre mesi .