il teatro della Memoria

Come la piuma di Forrest Gump, la memoria compie strani percorsi e voli pindarici, scatenata da input improvvisi e non ricercati, una recherche Proustiana nella quale ci lasciamo naufragare, novelli Odissei in cerca di una nuova Itaca. Un percorso della memoria che parte da sé stessi, da album di foto ingiallite dal tempo e dalla paura di rivederle, che racchiudono attimi unici e mai dimenticati. Dagli occhi stanchi di un anziano al volto sorridente di un bambino, il filo della memoria non si spezza, lo rapisce un gabbiano che come un abile prestigiatore ti apre un sipario di cose già viste, che per vederle ancora devi chiudere gli occhi con forza, fino a farti male. Le spine degli anni ti assalgono una a una, mentre il teatro della memoria si apre e piano piano ti avvicini alle prime file, per non perderti nulla di quello spettacolo che , lo sai già, resterà senza bis. E ti siedi infine, stanco e con la voglia che il palcoscenico ridisegni la vita. E sei un bambino che vede aprirsi la porta della scuola Elementare di Carpani, con Lia Franca che ti invita a entrare, e rivedi volti di compagni di banco che oggi non ci sono più, persi in un ultimo tuffo all’Enfola, e senti ancora le loro gomitate e le loro risate…cambio di scena, in due in motorino su un Ciao che sfida un SI, sui tornanti del Capannone in corsa verso le terre misteriose di Campo e Marciana, oltre le colonne d’Ercole della merenda sulla spiaggia delle Saline..e poi il cambio di marcia , sempre le stesse corse, le stesse strade pericolose, ma stavolta in cinque dentro macchine scassate , senza cinture e con l’odore forte simile all’incenso, pomeriggi di Pink Floyd e Doors …la rabbia giovane ti rimane dentro, e se hai fortuna non ti abbandona mai. Ma ti abbandonano le pizze in venti ai Tre Archi, le partite a calcetto davanti ai parcheggi dei supermercati, con Tottero che ti insegue e ti buca il pallone, mentre Graziano il vigile ti aspetta sotto casa tua con il padrone della finestra rotta. E la benzina che finisce sempre in qualche curva dopo Mola, con la mamma che, senza cellulari, a ogni suono di sirena guarda la finestra e aspetta uno squillo del telefono di casa..mentre te sei proprio sotto, che bevi una spuma da Piero. Poi tutti fuori, a vedere le ragazze del Jazzercise, e a prendere gli schiaffi delle mamme che ti trovano attaccato alla finestra nascosta, ma qualcosa hai visto, e va bene così. Il pallone che non si sgonfia mai, i pomeriggi che ti stancano e ti impolverano fino alle ossa, coprendo la schiaccia di Zallo che ti basta per tutta la mattina, tanto il pomeriggio alle Saline non c’è tempo per mangiare, le canne da pesca non permettono distrazioni, ma i pesci si…E’ gia’buio, è già ora di vestirsi di bianco e di darsi manate di gel per trovarsi tutti per la Calata dal Chincheri, per poi cominciare vasche infinite fino a che le gambe non ti cedono, ma l’ultima va fatta, c’è lei………Lei che rivedi in ogni angolo di strada, in ogni traghetto delle cinque e venti, in ogni bar a aspettarti un po’ incazzata, ma forse per finta, che rivedi vicino a te al cinema, ma non adesso…………………….Adesso sei solo nel cinema della memoria, niente Astra o Pietri, qui è il tuo palcoscenico personale , che ogni volta comincia con il primo Goal al calcetto e finisce con l’ultimo sorriso di Lei, sfuocando prima dei titoli di coda sul molo dove l’hai vista l’ultima volta…Finisce anche l’ultimo spettacolo, ma non sei sicuro se era una replica, una finzione, la vita di un altro, o la tua. Dove sono adesso le scarpe da tennis slacciate, il pallone bucato, le multe nascoste, la schiaccia con le cipolle, i disegni dell’ultimo banco, i compiti per le vacanze , e la campanella della scuola? E dov’è la sua lettera con il rossetto, il suo accendino portafortuna, il suo numero di telefono scritto sul pacchetto di Camel? E’tutto dentro di te, che aspetta che tu ti sieda ancora una volta…nel teatro della Memoria.