nosferatu

Ragnatele.. Ecco cosa vedevo la notte, ragnatele e il bordo dell' abisso e le ruote del carro che lo sfioravano... Mi svegliavo di colpo e i calmanti e gli ansiolitici per qualche attimo mi regalavano una sensazione di ricordo sospeso, nella quale come giacevo come un bimbo che non vuole uscire nel mondo e resta protetto nel grembo materno... Poi pero' come un colpo di maglio sulla spina dorsale arrivavano tutti insieme, pesantissimi, i ricordi del sogno, o per meglio dire il sogno di un ricordo.. Perche' io non dubito di avere vissuto DAVVERO tutto cio', forse un anno, forse un secolo fa, forse adesso..Le ossa rattrappite, secche, secolari.. Con una vecchiezza ammuffita che somiglia alla caduta del Romano Impero.. Scricchiolante, frantumato, inebetito, ancora estasiato dalla notte e dalla sua sinfonia, e atterrito dalla monotonia abbagliante della luce del giorno, riesco ad alzarmi dal mio sarcofago egizio o rumeno, neanche ricordo le sue fatture e mi metto in piedi, foglia tenue spinta da un vento verso nubi oscure, rarefatte, di un cielo perennemente grigio e mai in secoli cosi' plumbeo.La mattina..Morgenroede, che ha lasciato spazio al Dunkelheit.. Rarefatto, gelido un orizzonte di lapide marmoree che sembrano piegate. Camminavo guardando i miei passi che affondavano in filari di terra arata, e mi scoprii per la prima volta sereno nel non preoccuparmi se la terra fosse sconsacrata o meno..sentivo solo la soffice zolla smossa e per sbaglio , forse un aliseo, forse un ricordo, mi porto' alla mente prima ancora che all'olfatto, prima ancora che alle narici, un profumo di denso mosto selvatico, di acini mangiucchiati e di uva irrisolta, lucida, umida, come una lacrima, e capii' che tutto, ogni mio recondito pensiero fugace, anche quello che alle sinapsi poteva apparire innocuo,alla fine comunque mi riportava sempre sempre alle mie origini, alla mia casata, al mio lignaggio, al mio retaggio maledetto …