the lost summer


..non so perche’ ma le estati si accorciano piu’ che diventi grande…prima erano infinite, duravano mesi e mesi e non una ventina di giorni come ora…iniziavano i primi di giugno quando ti preparavi col gel e la camicina bianca tutta stirata e qualche babbo paziente ti portava con cinque o sei amici in calata dove c’erano " le ragazze", quelle che vedevi anche a scuola ma non avevi il coraggio di dire nulla ,perche’ magari erano piu’ grandi, stavano " lontane" in altri comuni elbani o semplicemente non ti cacavano..ma la sera era diverso, e poi avevi il gel, ti sentivi fico, elegante, e se non era questa la vasca giusta, sarebbe stata la prossima, tanto si trattava solo di stare a aspettare dieci minuti e a forza di fare su e giu’ da inizio calata fino all’arco e ritorno, con la massimo una deviazione intorno al castagnacciaio per sentire l’odore di pizza, le rivedevi…al massimo un giro alle ghiaie , a fare due ciattelle in mare e una spuma da sigarino, ma poi si ripartiva all’attacco…ogni volta una tattica diversa, una battutina quando le incrociavi, un fiore tirato tra i capelli, un bacino con la mano, tutte cose ridicole e patetiche, ma che facevano poco danno perche’ duravano un secondo e magari strappavano un sorriso…e non c’era da segnarsi il nome per facebook e il numero per whatsapp, potevi solo sperare di rivederle la sera dopo, o la settimana dopo…o magari mai…ma per qualcuna l’attesa valeva davvero la pena. ..valeva davvero la pena tornare a casa e passare la notte in bianco ascoltando Vasco e pensando a quella biondina che alla terza volta che le regalavi un paio di orecchini comprati alla bancarella, ti sorrideva e ti diceva grazie…ma non sapeva neanche il mio nome.. mauro.. mi chiamavo Mauro.