tropic eyes


C’era vento quel pomeriggio al Tropico…un sottile vento di bufera imminente…lei passeggiava tra le onde incurante della brezza che diventava folata improvvisa, le gelava i piedi nudi piu’ di quanto facesse l’acqua fredda che tardava sul bagnasciuga…camminava lenta , come se il tempo fosse davvero un orologio molle ma di cristallo che aveva paura a infrangere…delicato, quasi vivo e quasi esalante l’ultimo respiro…lo accarezzava e lo coccolava aspettando di vederlo andare in frantumi di vetro di Boemia, ancorche’non volesse questo….lei lo voleva sempre vivo e vegeto, ancora con il cuore pulsante di emozione, respirante forte , e che facesse sentire davvero il suo battere. Per questo ogni tanto pensava sottovoce e si fermava al centro della spiaggia, guardava le palme, guardava le onde, sentiva lontano i gabbiani e persino riusciva a sentire la salsedine nel suo percorso dalle spume alle narici ..diventava come un droga quell’odore, quella sensazione..non poteva farne a meno, lo sapeva perche’c'era gia’passata, aveva gia’vissuto l’allontanante distacco da quel silenzio, e lo aveva fatto spronfondare in un abbagliante mare di rumori,che erano cosi’lontani, cosi’diversi, cosi’ contrastanti con quella pace blu profonda che ti regalava l’oceano di mattina .